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Karrin Allyson - Wild for You
(Concord Jazz)



Non è facile misurarsi con Joni Mitchell, Cat Stevens, Elton John. Non lo è per un interprete vocale puro, non lo può essere nemmeno per una cantante-pianista come Karrin Allyson che con Wild for You presenta un suo ponte personale tra pop e jazz . Lo fa attingendo a piene mani da un repertorio di hit che ha blandito molte orecchie durante alcuni decenni. La Allyson si muove su una linea tracciata da altre interpreti-strumentiste, come Diana Krall, ma è tutt’altro che l’ultima arrivata. Nata in Nebraska, è attiva discograficamente dal 1992 e nelle sue produzioni non ha mai abbandonato del tutto la forma canzone. Solo che in Wild for You ha deciso di portarla all’estrema potenza espressiva trasformandola in standard jazzistico. Forse niente di nuovo sotto il sole nelle intenzioni, ma nel repertorio sì (tranne forse la iniziale All I Want di Joni Mitchell, già oggetto di un trattamento strumentale di Keith Jarrett). Per fare questo si è avvalsa della collaborazione e degli arrangiamenti di Gil Goldstein, già con Pat Metheny, Michael Brecker e Milton Nascimento. Il risultato è sicuramente positivo, a patto che gli ascoltatori non si accontentino di considerarla “musica da salotto” e ne colgano le sfumature. Come quelle di una voce che deve trovare un suo equilibrio tra tanti modelli necessariamente più famosi e come quelle degli strumentisti che devono fare dimenticare versioni originali ingombranti. Wild Word di Cat Stevens e The Moon is a Harsh Mistress di Jimmy Webb sono tra i momenti più riusciti dell’album, mentre se vogliamo prestare un orecchio maggiormente attento agli arrangiamenti possiamo godere di It’s Too Late di Carole King e Sorry Seems To Be The Hardest Word di Elton John. Un album da potere risentire più volte tutto d’un fiato. Gradevole e in alcuni momenti qualcosa di più.

Michele Manzotti



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